Storie: Galileo Ferraris maestro di Camillo Olivetti

Il Congresso di Chicago diede avvio all’avventura dell’ingegnere canavesano.

Di Doriano Felletti

Pubblicato su Il Risveglio Popolare del 21 marzo 2024

Nato a Livorno Piemonte il 30 ottobre 1847, da Antonio, di professione farmacista, e da Antonia Messia, Ferraris compì gli studi a Torino. Si laureò in Ingegneria civile nel 1869 presso la Regia Scuola di Applicazione per gli Ingegneri di Torino, istituzione dalla quale, nel 1906, nacque il Politecnico. Conseguita la laurea, continuò i suoi studi nel campo della fisica e della matematica e divenne assistente del Professor Giovanni Codazza, titolare della cattedra di Fisica tecnica presso il Regio Museo industriale italiano di Torino, altra istituzione che confluì nel Politecnico. Nel 1879, alla morte di Codazza, divenne titolare dell’insegnamento «senza concorso per meritata fama di singolare perizia».

Dal 21 al 25 agosto 1893 si tenne a Chicago il Congresso internazionale di elettricità. In seno a questa manifestazione fieristica era programmata la seduta della Camera dei Delegati. L’Italia era rappresentata da uno scienziato che, a quel tempo, era una vera autorità in materia, Galileo Ferraris, accompagnato da un illustre canavesano: Camillo Olivetti.

A partire dal 1878 Galileo Ferraris iniziò a studiare i fenomeni elettrici e a pubblicare i risultati delle proprie ricerche per conto dell’Accademia delle Scienze di Torino di cui era socio dal 1880. L’interesse della comunità scientifica internazionale sulla ricerca in campo elettrotecnico raggiunse l’apice in occasione dell’Esposizione internazionale di elettricità che si tenne a Parigi nel 1881. In quell’occasione, venne presentato il sistema di illuminazione di Thomas Alva Edison il quale, fino a quel momento, era riconosciuto come l’inventore del fonografo, tanto che la rivista L’elettricista, nel presentare gli espositori, non lo menzionò nemmeno. Galileo Ferraris fu il rappresentante ufficiale dell’Italia all’evento parigino e, benché inizialmente scettico sulle sorti dell’illuminazione urbana, provò grande ammirazione nei confronti di Edison e del suo prototipo di generatore elettrico che fu poi brevettato il 17 luglio 1883. All’Esposizione internazionale di elettricità che si tenne a Torino nel 1884, Lucien Gaulard e John Gibbs presentarono il trasformatore di corrente. Galileo Ferraris ne studiò a fondo il funzionamento con l’obiettivo di realizzare la trasformazione dell’elettricità in forza motrice; da tali speculazioni tecniche derivò la sua invenzione più importante, il motore a campo magnetico rotante. Realizzò il dispositivo fra l’agosto ed il settembre del 1885, ma solo nel 1888 ne spiegò il funzionamento in una sua memoria scientifica. Nello stesso anno la Westinghouse gli fece una importante offerta per la cessione del suo brevetto, ma Ferraris esigeva che i risultati delle sue ricerche fossero pubblicamente divulgati. Per questo motivo, non depositò mai il brevettò, più interessato agli aspetti scientifici e didattici della sua invenzione. Lo depositò Nikola Tesla il 15 maggio 1888, ma, nonostante ciò, all’Esposizione internazionale di elettrotecnica di Francoforte del 1891 il merito della scoperta fu pienamente riconosciuto al Ferraris.

I delegati al Congresso di Chicago. Galileo Ferraris è il primo da sinistra

A fine luglio 1893, Galileo Ferraris partì per Chicago. Insieme a lui, si imbarcò Camillo Olivetti, nato a Ivrea il 13 agosto 1868 da Salvador Benedetto e da Elvira Sacerdoti. Camillo compì gli studi classici presso il Collegio Calchi Taeggi di Milano e, successivamente, si iscrisse alla facoltà di Ingegneria del Regio Museo Industriale di Torino. Qui conobbe Galileo Ferraris che era professore ordinario di Fisica tecnica e di Elettrotecnica, nonché direttore del laboratorio di Elettrotecnica. L’interesse di Camillo nei confronti del maestro fu tale da trascriverne tutte le lezioni. Si laureò in Ingegneria industriale il 24 dicembre 1891 con la votazione di 90/100. Subito dopo la laurea, partì per Londra e per due anni lavorò presso la ditta Petterson & Cooper Electrical Engineers che costruiva strumenti di misura di grandezze elettriche. Appena rientrato a Ivrea fu chiamato dal Ferraris che lo volle al suo fianco al Congresso di Chicago, vista la sua sicura conoscenza della lingua inglese. Camillo accettò, incuriosito dal grande fervore scientifico che si sviluppava intorno alla nascente industria elettrotecnica. Mentre Ferraris rientrò a Torino terminati i lavori congressuali, Olivetti rimase negli Stati Uniti fino alla fine di luglio del 1894 ed in questo tempo ebbe l’opportunità di visitare diversi laboratori di ricerca, conoscere Thomas Alva Edison e seguire i corsi di Fisica alla Stanford University. Per un semestre fu assistente all’insegnamento di Electrical engineering all’Università di Palo Alto in California.

Tornato a Ivrea, nella primavera del 1896 fondò la «Ing. C. Olivetti & C.» per la produzione di dispositivi elettrici. Ma già nel 1894, nella sua abitazione di Montenavale, impartì ad alcuni allievi che si apprestavano a lavorare nella sua azienda un corso elementare sull’elettricità. Nel maggio 1903 la società fu trasferita a Milano e trasformata, il 16 giugno 1905, in Società anonima per strumenti elettrici C.G.S.. Nel 1907 fece ritorno a Ivrea e da quel momento legò indissolubilmente il suo nome alla produzione delle macchine per scrivere. Depositati i brevetti, il 12 agosto 1908 scrisse alla moglie una lettera con la sua prima macchina e il 29 ottobre 1908 fondò la Società in accomandita semplice «Ing. C. Olivetti & C. Prima fabbrica nazionale macchine per scrivere». Nel novembre 1908, tornò negli Stati Uniti per visitare alcune fabbriche, tra cui Remington, Underwood, Westinghouse e Royal, per studiarne i metodi produttivi. Rientrato a Ivrea nel febbraio 1909, i tempi erano maturi per avviare la produzione in serie del primo modello Olivetti. L’esemplare, chiamato M1, fu presentato all’Esposizione universale di Torino per il cinquantenario dell’Unità d’Italia, nel 1911. Le commesse della Regia Marina Militare e del Ministero delle Poste ne affermarono il successo.

Galileo Ferraris non fu però testimone dell’affermazione di Camillo Olivetti: mori, a causa di una polmonite, a Torino il 7 febbraio 1897.

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